Donne

Le donne e gli “ultimi” su Donna Moderna

Le donne e gli “ultimi” su Donna Moderna

Proprio pochi minuti fa stavo sfogliando Donna Moderna con la comodità dell’abbonamento digitale.

Dovete sapere che Donna Moderna è una delle poche riviste femminili che mi piacciono, lo compro anche cartaceo perché in ogni numero c’è qualcosa di molto interessante per me, non resto mai delusa.

Mi sono recentemente scoperta “fan” di Fabrizio Rondolino, la maggioranza degli interventi che fa sono decisamente sulla mia lunghezza d’onda.


Ma, si c’è un ma, il trafiletto “appunti” della nuova direttrice Annalisa Monfreda invece riesce a farmi trasalire ogni volta, l penso sempre in modo diametralmente opposto, tanto che ormai lo leggo proprio per scoprire se riesco a stabilire un record in questo senso.

Non so se sono io che non la capisco, che non colgo appieno il significato di quello che scrive, oppure se proprio stiamo su due pianeti diversi.

Nel numero appena uscito parla di una storia bella e brutta allo stesso tempo,di una donna che con grande fatica si allena ogni giorno per partecipare alle maratone in giro per l’Europa anche se sa che arriverà ultima, partecipa ugualmente e le finisce tutte, tutte tranne l’ultima a Roma… 

Fino quasi alla fine dell’editoriale ho pensato che forse il record era appena stato infranto, forse questa volta la pensavamo allo stesso modo.

LEGGI ANCHE:  Mamme e shopping: la parola magica è Vodafone Pay

E invece no!

Annalisa Monfreda mi è caduta proprio nelle ultime righe, perché ha fatto un elenco di persone  che lei chiama “ultimi” e, come se non bastasse, ha messo dentro anche le donne, tutte le donne solo per il fatto di essere donne.

Ecco, sia chiaro, io sono donna e non mi sento “ultima” per questo, ma proprio per niente, ogni volta che gli altri mi ci vogliono far sentire mi arrabbio, mi metto ad urlare e non ci sto, però mi viene anche una gran paura perché alla fine del 2013 spesso siamo considerate e ci consideriamo “ultime” tanto da affibbiarci questa etichetta e piazzarci da sole in un elenco tanto odioso, quasi una “specie protetta” e da proteggere.

e se dovessimo proteggerci solo da noi stesse e dalla nostra auto-percezione?

Shares

Un commento

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *